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IRPEF: che cos’è e come funziona

IRPEF: che cos’è e come funziona

Bank Station ti accompagna alla scoperta dell’IRPEF: come si calcola, cosa rappresenta e perché è importante conoscerla.

L'IRPEF in breve

Quando scopri cos’è l’IRPEF

C'è un momento nella vita in cui capisci di essere una persona adulta: è il momento in cui apri la tua prima busta paga e, dopo qualche secondo per mettere a fuoco quella tempesta di numeri, ti rendi conto che il sussidiario delle elementari ti ha sempre mentito: la differenza tra lordo e netto non è la tara... è la tassa

Più precisamente, è l’IRPEF.

Ma cos’è esattamente l’IRPEF?

IRPEF sta per “Imposta sul reddito delle persone fisiche” ed è l’imposta – per gli amici tassa, non ce ne vogliano i fiscalisti – che devi pagare sul tuo reddito, cioè su tutte le entrate che provengono dal tuo lavoro, che sia lavoro dipendente o autonomo, o da altre fonti (per esempio la pensione, o i soldi che ricevi per avere affittato un appartamento).

Per capire come funziona l’IRPEF, immagina che il tuo reddito lordo sia una caraffa piena di sale. Quel sale andrà suddiviso in altre due caraffe: l’IRPEF, che va allo Stato, e il reddito netto, che finisce nelle tue tasche.

ATTENZIONE: Quello che in questo articolo chiamiamo “reddito lordo” non è la retribuzione lorda che trovi in busta paga, perché da quella devi togliere anche i contributi previdenziali da pagare all’INPS. Tolti i contributi INPS, arrivi al cosiddetto “imponibile IRPEF”, che noi qui chiameremo “reddito lordo” perché è più scorrevole da leggere.

Per capire quanto sale deve finire nella caraffa dell’IRPEF e quanto in quella del reddito netto, c’è una sorta di percorso a ostacoli da fare, dove gli ostacoli sono tre bicchieri. Questi bicchieri si chiamano scaglioni IRPEF.

Prima di finire nelle due caraffe in basso, tutto il tuo reddito lordo dev’essere versato in questi tre bicchieri, partendo dal primo e andando in sequenza. Se il primo bicchiere si riempie, si passa al secondo e, se si riempie anche il secondo, si passa all’ultimo, finché tutto il sale non sarà stato versato – bando alla scaramanzia.

  1. Nel primo bicchiere ci sono 28.000 euro. Se hai più sale a disposizione, dovrai riempirlo e passare al bicchiere successivo. Finito il percorso, il 23% del sale in questo bicchiere andrà versato nella caraffa dell’IRPEF, mentre la restante parte andrà nella caraffa del reddito netto.
  2. Il secondo bicchiere ha una capienza di 22.000 euro, è un bicchiere un po’ più piccolo. Lo riempirai solo dopo che avrai riempito il primo, quindi se il tuo reddito è superiore ai 28.000 euro, Il 35% del sale versato in questo bicchiere andrà nell’IRPEF, mentre la restante parte andrà nel reddito netto.
  3. Il terzo e ultimo bicchiere ha una capienza infinita. Lo riempirai solo dopo che avrai riempito i primi due, quindi se il tuo reddito lordo è superiore a 50.000 euro (28.000 + 22.000). Di questo terzo bicchiere il 43% del sale andrà versato in IRPEF.

Facciamo un esempio

Hai un reddito lordo annuo di 26.000 euro. Questo reddito va a finire tutto nel primo bicchiere, quello con una capienza di 28.000 euro. Di questi 26.000 euro il 23% lo verserai nella caraffa dell’IRPEF e solo la restante parte sarà il reddito netto. Pagherai quindi 5.980 euro di IRPEF.

Se guadagni più soldi, per esempio 38.000 euro lordi annui, i primi 28.000 euro finiranno nel primo bicchiere, e saranno tassati al 23%, mentre i restanti 10.000 euro finiranno nel secondo bicchiere e saranno tassati al 35%. Quindi la tua IRPEF il 23% di 28.000 più il 35% di 10.000, per un totale di 9.940 euro.

Se guadagni ancora più soldi, per esempio 60.000 euro lordi annui, i primi 28.000 euro finiranno nel primo bicchiere, e saranno tassati al 23%, i successivi 22.000 euro finiranno nel secondo bicchiere e saranno tassati al 35%, mentre i restanti 10.000 euro finiranno nel terzo bicchiere e saranno tassati al 43%. Quindi quello che dovrai pagare tu è dato dalla somma tra il 23% di 28.000, il 35% di 22.000 e il 43% di 10.000, per un totale di 18.440 euro.

Tutto questo sistema di bicchieri esiste per fare in modo che l’IRPEF sia un’imposta progressiva, ossia un’imposta dove maggiore è il tuo reddito, maggiore è la percentuale di quel reddito che dovrai pagare in imposte. Capiamo meglio questo concetto riprendendo gli esempi che abbiamo fatto poco fa.

Abbiamo detto che se hai 26.000 euro di reddito lordo, devi pagare 5.980 euro di IRPEF, cioè il 23% del tuo reddito. 

Se invece guadagni 38.000 euro, l’IRPEF ammonta a 9.940 euro, cioè il 26,16% del tuo reddito.

Infine, se hai 60.000 euro di reddito lordo, la tua IRPEF è di 18.440, cioè il 30,73% del reddito.

Il meccanismo degli scaglioni, con le percentuali che si alzano a ogni bicchiere, serve a fare in modo che chi guadagna di più contribuisca di più, in proporzione, alle casse dello Stato, di chi guadagna meno.

Questo è il funzionamento di base dell’IRPEF, ma fin qui abbiamo fatto i conti senza l’oste, ovvero senza parlare di deduzioni e detrazioni.

Cosa sono le deduzioni e le detrazioni?

Una deduzione è una parte di reddito lordo che non viene tassata, ma arriva dritta nelle tue tasche.

In altre parole, se hai diritto ad una deduzione di 1.000 euro, significa che puoi versare 1.000 direttamente dalla caraffa del reddito lordo a quella del reddito netto, saltando tutto il percorso a ostacoli degli scaglioni. Tolti quei 1.000 euro di deduzione, il resto del reddito lordo attraverserà il percorso ad ostacoli normalmente.

Una detrazione invece, agisce alla fine del percorso a ostacoli, riducendo direttamente l’imposta da pagare. Se hai diritto a una detrazione di 1.000 euro, significa che, una volta completato iL processo a scaglioni, puoi versare 1.000 euro dalla caraffa dell’IRPEF direttamente in quella del reddito netto.

Sia le deduzioni che le detrazioni contribuiscono a farti pagare meno IRPEF, ma agiscono in modi diversi: una deduzione avviene prima del percorso ad ostacoli, una detrazione avviene dopo.

A parità di importo poi, una detrazione è molto più conveniente di una deduzione. Con una deduzione da 1.000 euro, risparmi la percentuale di tasse che avresti pagato su quei 1.000 euro di reddito, che sarebbe stata al massimo del 43% – la percentuale dell’ultimo scaglione. 

Con una detrazione da 1.000 euro invece, risparmi esattamente 1.000 euro, perché la detrazione è presa direttamente dalla caraffa dell’IRPEF.

Perché sono importanti le deduzioni e le detrazioni

Quando si parla di IRPEF, parlare di deduzioni e detrazioni è fondamentale

Sui giornali, in TV o sul web, compaiono spesso le percentuali associate agli scaglioni IRPEF – le sentirai chiamare “aliquote IRPEF” – e questo può portarci a pensare che lo Stato si prenda sempre almeno il 23% dei nostri sudati stipendi, la percentuale del primo bicchiere nel nostro percorso a ostacoli.

In realtà, però, moltissime persone hanno diritto a una qualche forma di detrazione o deduzione che, come abbiamo detto, riduce l’IRPEF da pagare.

Ad esempio, tutti i lavoratori dipendenti hanno diritto a una detrazione standard, che parte da 1.955 euro per i redditi più bassi e scende all’aumentare del reddito, fino ad azzerarsi sopra i 50.000 euro.

Senza entrare nei dettagli, basti sapere che, grazie a questa detrazione, un lavoratore o una lavoratrice dipendente con un reddito lordo di 24.000 euro, pagherà solo il 13,52% di IRPEF, anziché il 23% che pagherebbe con il solo meccanismo degli scaglioni.

Anche per i lavoratori autonomi in regime ordinario è prevista una detrazione di base: per redditi fino a 5.500 euro, la detrazione è di 1.265 euro, detrazione che poi segue una formula e diminuisce gradualmente fino ad azzerarsi per chi dichiara più di 50.000 euro.

Per i lavoratori autonomi in regime forfettario la situazione è un po’ diversa, perché questa tipologia di lavoratori pagano le imposte sul reddito seguendo una logica diversa da quella dell’IRPEF, che prevede una tassazione di partenza più bassa ma nessuna deduzione o detrazione.

Oltre a queste detrazioni standard, ci sono tantissime altre deduzioni e detrazioni di cui le persone possono beneficiare, in base alla loro situazione: c’è una detrazione prevista per chi ha figli a carico; si può detrarre una parte dei soldi spesi nel corso dell’anno per spese sanitarie; si possono dedurre i contributi a un fondo pensione integrativo, fino ad un massimo di 5164,57 euro l’anno; e chi più ne ha più ne metta.

Deduzioni e detrazioni non servono solo ad abbassare la percentuale del nostro reddito che va a finire nella caraffa dell’IRPEF, ma contribuiscono anche a rendere l’IRPEF un’imposta ancora più progressiva.

Infatti, una detrazione di 1.000 euro incide molto di più, in proporzione, su chi ha un reddito più basso, rispetto a chi invece ha un reddito più alto. Lo stesso vale per una deduzione da 1.000 euro. Grazie a deduzioni e detrazioni quindi, le persone che guadagnano meno devono pagare una percentuale più bassa del loro reddito in tasse.

Per concludere: come si paga l’IRPEF?

Se lavori come dipendente, l’IRPEF che devi pagare viene trattenuta in busta paga dal tuo datore di lavoro. Ogni anno poi, puoi presentare la dichiarazione dei redditi, che è un modo con cui dici all’Agenzia delle Entrate quanto hai guadagnato e quanto devi pagare di tasse. 

La dichiarazione permette un conteggio più preciso, includendo detrazioni che non sono state considerate mensilmente in busta paga oltre a quella per lavoro dipendente. Parliamo, ad esempio, delle detrazioni per spese sanitarie o quelle legate alla casa, che vengono calcolate in base a quanto dichiarato.

Sarà sempre il datore di lavoro a darti quello che ti spetta in busta paga dopo che avrai inviato la tua dichiarazione dei redditi.

Se sei un lavoratore o una lavoratrice autonoma invece devi pagare tu quello che hai dichiarato nella tua dichiarazione dei redditi. Il pagamento si fa con il modello F24, che è il metodo di pagamento usato per pagare le tasse. Ogni anno, devi pagare una parte dell’IRPEF relativa all’anno precedente (detta saldo) e una parte relativa all’anno in corso (detta acconto).

BANK STATION, Azienda

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