Il punto sulla trasformazione digitale delle PMI italiane
Nel 2025, parlare di innovazione digitale non è più un’opzione: è una necessità. Le PMI italiane si trovano al centro di un cambiamento profondo, dove tecnologie avanzate, nuove modalità di collaborazione e una crescente attenzione alla sostenibilità stanno ridefinendo il modo di fare impresa. Ma qual è la reale situazione oggi? E quali sono i percorsi da intraprendere per non restare indietro?
Un quadro aggiornato arriva dalla ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano, che Banca Sella ha supportato in qualità di partner, contribuendo al confronto su come le imprese italiane stanno affrontando la trasformazione digitale, tra adozione tecnologica e cambiamento culturale.
Dove siamo: tra buone intenzioni e ostacoli culturali
Secondo la ricerca “La trasformazione digitale nelle PMI: sfide di oggi, opportunità per domani”, presentata nel 2025 dall’Osservatorio, oltre la metà delle piccole e medie imprese italiane (54%) investe intensamente in tecnologie digitali. Tuttavia, molte faticano ancora a cogliere il potenziale trasformativo del digitale: solo una su cinque ha avviato progettualità basate su strumenti come Intelligenza Artificiale, Blockchain o Data Analytics.
Le barriere non sono solo economiche. I veri ostacoli spesso sono invisibili: mancanza di competenze, resistenze culturali e poca propensione alla formazione, soprattutto da parte dei vertici aziendali. In altre parole, per molte PMI la trasformazione digitale non è ancora diventata una priorità condivisa.
Un cambio di mindset: dal costo all’investimento
Una delle chiavi per sbloccare il potenziale delle PMI è ripensare la formazione digitale come un investimento e non come un costo. Le imprese che investono nel migliorare le competenze dei propri dipendenti (upskilling) e nell’aiutarli ad acquisirne di nuovi (reskilling) sono anche quelle che riescono meglio ad attrarre giovani talenti, trattenere competenze interne e cogliere le opportunità offerte da un mercato in evoluzione.
Ma serve un approccio più strutturato: oggi, sempre secondo la ricerca dell’Osservatorio, meno di due PMI su dieci si affida a partner come università, ITS o centri di formazione avanzata. Colmare il divario tra sapere accademico, sistema di istruzione e bisogni reali delle imprese sarà fondamentale per accompagnare le PMI nella trasformazione.
Collaborare per innovare
La collaborazione è un altro pilastro del cambiamento. Le PMI più dinamiche sono quelle che hanno avviato progetti con fornitori tecnologici, associazioni di categoria, studi professionali e startup. Questi legami aiutano le imprese a uscire dall’isolamento e ad accedere a competenze e risorse altrimenti difficili da reperire.
l ruolo della finanza: incentivi e consapevolezza
Secondo la ricerca “La trasformazione digitale nelle PMI: sfide di oggi, opportunità per domani” oggi quasi la metà delle PMI finanzia l’innovazione esclusivamente con risorse proprie, senza ricorrere a incentivi pubblici o soluzioni di finanza alternativa. Un’occasione persa, soprattutto in un momento storico in cui esistono strumenti pubblici di supporto come il PNRR, i bandi regionali o il Piano Transizione 5.0.
Serve però maggiore informazione, semplificazione e un accompagnamento attivo. Il ruolo di banche, consulenti, associazioni e piattaforme fintech può essere decisivo per avvicinare le PMI agli strumenti giusti al momento giusto.
Il futuro è nei percorsi
Il messaggio che emerge con forza dalla ricerca è chiaro: non esiste una singola soluzione, ma un percorso fatto di passi graduali, scelte consapevoli e alleanze strategiche. La trasformazione digitale non è mai solo tecnologica: è un cambiamento culturale, operativo e relazionale.
E per le PMI italiane, intraprendere questo cammino è la migliore garanzia per restare competitive, attrattive e resilienti in un mondo che cambia ogni giorno.
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