Quando i ruoli si invertono: prendersi cura di chi si è preso cura di noi
C’è una fase della vita adulta, silenziosa e complessa, che quasi tutti prima o poi attraversano. È quella in cui si realizza che un genitore è diventato più fragile, che il pilastro su cui ci si è appoggiati per gran parte della propria esistenza ora ha bisogno di sostegno. Succede quando l’età avanza, o quando al passare degli anni si accompagna un graduale declino cognitivo: all’improvviso ci si rende conto che il proprio genitore dimentica pagamenti e scadenze, fatica a contare il resto, non ha più piena consapevolezza dei propri beni.
In questi momenti delicati, è naturale chiedersi come intervenire. E spesso, con rispetto e amore, si comincia a prendere in mano la situazione, anche nella gestione delle finanze.
Quando iniziano le dimenticanze: come riconoscere i segnali
L’età porta con sé piccole distrazioni, ma ci sono persone che restano lucide e capaci per moltissimo tempo. Non è quindi necessario allarmarsi se il proprio genitore dimentica qualche volta di portare con sé i farmaci, o si lascia sfuggire qualche dettaglio.
Ci sono però campanelli di allarme che non vanno trascurati, e scattano quando le distrazioni rischiano di avere ripercussioni sulla gestione della quotidianità, per esempio:
- bollette non pagate;
- polizze assicurative dimenticate o non rinnovate;
- tasse lasciate in sospeso;
- documenti finanziari smarriti o disordinati, quando un tempo erano custoditi con cura.
Sono indizi che possono far pensare a una difficoltà crescente nell’organizzazione e nella memoria. Naturalmente solo un medico può stabilire se si tratta di un vero e proprio declino cognitivo, ma quando un genitore inizia a perdere il controllo della propria situazione economica, è importante che qualcuno gli stia accanto, offrendogli supporto concreto e affettuoso.
Come offrire aiuto nella gestione delle finanze
Non è semplice dire a un genitore che fino a qualche anno prima ha provveduto a tutti i componenti della famiglia, “ora gestisco io le tue finanze”. Per chi ha sempre avuto il controllo, vedersi limitare può essere traumatico. Per questo è importante procedere con delicatezza, per gradi, offrendo supporto senza imporlo.
La parte più complicata è spesso quella iniziale: far capire che c’è bisogno di aiuto, e per farlo si può iniziare da piccoli gesti quotidiani, come aiutare a tenere in ordine le scadenze, gestire insieme i pagamenti cercando soluzioni che aiutino l'altro a non perdere il controllo.
Un buon modo per cominciare è dedicare un momento fisso della settimana per mettere ordine: creare uno schema dei pagamenti dovuti e delle scadenze mensili o annuali, catalogare insieme le ricevute, così da dare una traccia da seguire per tutto l’anno.
In questa occasione ci si può offrire di aiutare il genitore a gestire tutte queste incombenze, per liberarlo di un ulteriore peso.
Gestire insieme il conto corrente
Quando si ha la sensazione che la gestione economica quotidiana possa sfuggire di mano per un genitore anziano, può essere utile chiedere di gestire insieme il conto corrente, naturalmente con il suo consenso e, se possibile, con l’accordo degli altri familiari.
È un passo necessario per monitorare i flussi, verificare le spese correnti e scattare una fotografia del bilancio, così da avere un quadro chiaro della situazione finanziaria e intervenire se qualcosa non torna.
Un buon punto di partenza è stilare insieme al genitore un piccolo rendiconto mensile delle entrate e uscite principali, in modo da avere un’idea precisa delle spese: è un gesto utile che può aiutare anche per intercettare abitudini disorientate che possono essere modificate.
Tracciando le spese, si possono anche individuare uscite anomale, addirittura tentativi di truffe e raggiri.
È molto importante controllare soprattutto i prelievi frequenti o movimenti insoliti. Farlo con trasparenza, coinvolgendo il genitore nelle decisioni, può trasformare questo passaggio in un gesto di fiducia e cura condivisa.
L’importanza di ottenere il consenso degli altri figli
A questo punto è bene chiarire un aspetto non secondario: quando si prendono decisioni finanziarie sui propri genitori, è sempre necessario coinvolgere gli altri fratelli, l’altro genitore o il coniuge dell’interessato.
Anche se il rilascio delle password dell’home banking o di deleghe da parte di una persona che è nel pieno delle sue capacità, non richiede altre autorizzazioni, il dialogo e la trasparenza in famiglia sono sempre la scelta migliore, anche nel caso in cui i fratelli vivano lontano.
Per evitare problemi futuri, può essere utile per esempio:
- accordarsi su chi si occuperà della gestione quotidiana;
- farsi rilasciare un consenso scritto, soprattutto per le decisioni più rilevanti;
- usare sempre strumenti tracciabili per le spese effettuate per conto del genitore.
Si tratta di piccole precauzioni che evitano incomprensioni e malintesi futuri, anche in vista di eventuali aspetti successori. Condividere le scelte aiuta a rafforzare la fiducia tra familiari e a garantire una cura serena e condivisa.
Delega e fiducia: quando serve un supporto più strutturato
Se il supporto “informale” sulla gestione delle finanze non è più sufficiente, può essere utile attivare una delega bancaria, che consente a una persona di fiducia, spesso un figlio o una figlia, di operare sul conto corrente del genitore.
La delega è uno strumento attraverso il quale il titolare del conto autorizza un'altra persona a effettuare determinate operazioni bancarie in suo nome, come il pagamento di bollette, imposte e altre spese di gestione. L’intestatario del conto avrà ancora la piena autonomia di gestione e di movimento, ma con questa modalità può contare su un aiuto concreto per affrontare le incombenze amministrative, senza sentirsi sostituito.
Per richiedere la delega bancaria, è sufficiente recarsi presso la propria banca di riferimento, il personale fornirà le informazioni necessarie.
Quella bancaria non è l’unica delega disponibile. Se il genitore non è più in grado di accedere ai servizi online di enti pubblici è possibile attivare una delega digitale presso l’Inps, per gestire pratiche e richieste a nome del genitore.
Per gli aspetti fiscali, ci si può rivolgere a un intermediario abilitato, come un commercialista di fiducia per farsi fornire un quadro della situazione e gestire di conseguenza beni e patrimoni.
Quando servono piccoli budget controllati
A volte queste precauzioni possono non essere sufficienti, può capitare infatti che il genitore non riesca più a gestire le spese di tutti i giorni: ha difficoltà a gestire la carta di pagamento o i contanti, oppure non ricorda dove ha messo il denaro. In questi casi, una soluzione pratica e rispettosa può essere stabilire un budget per le spese giornaliere, una somma da affidare direttamente a lui, o alla persona abilitata sul conto corrente.
Anche questa decisione deve trovare l’accordo degli altri componenti della famiglia, e, poiché sarà uno dei figli a gestire concretamente il denaro da assegnare al padre o alla madre, è bene che tutto sia eseguito con strumenti tracciabili, così da poter effettuare le dovute verifiche in caso di necessità.
Gestire insieme gli investimenti, con l’aiuto di un esperto
In alcuni casi, oltre alle spese quotidiane, potrebbe essere necessario occuparsi anche degli investimenti e del patrimonio accumulato nel tempo. Subentrare in questo ambito potrebbe essere ancora più delicato, perché si parla di risparmi e di aspetti legati alla fiducia e alle scelte fatte in passato.
Per questo motivo è bene iniziare gradualmente, come per le altre spese, ci si può offrire di partecipare dando un piccolo aiuto, per esempio controllando insieme periodicamente gli investimenti attivi, i rendimenti e le scadenze. È molto importante comunicare apertamente, e, in caso di problemi, cercare insieme soluzioni anche rivolgendosi alla propria banca.
Rivedere e ripianificare le scelte finanziarie, perché in età avanzata è così importante
Quando si parla di investimenti, è importante che i figli aiutino il genitore in stato di fragilità, perché le decisioni nella gestione delle finanze possono comportare rischi. La vulnerabilità finanziaria in età avanzata è un problema noto da tempo, come riporta anche uno studio pubblicato nel 2018 da Iosco, l’organizzazione internazionale delle autorità di vigilanza sui mercati finanziari.
Per questo è importante valutare insieme la rischiosità e l’orizzonte temporale degli investimenti, considerando soluzioni che tengano conto di questi aspetti e di possibili esigenze future.
La procura: quando delegare è un atto di fiducia
Può arrivare un momento in cui il genitore, pur restando lucido, non se la sente più di affrontare da solo la gestione del suo patrimonio. In questi casi, è possibile ricorrere a uno strumento legale: la procura.
Si tratta di un atto notarile attraverso cui una persona delega un altro soggetto di fiducia, spesso un familiare, a compiere atti nel suo interesse. Può essere molto utile quando una persona desidera affidare ad altri l’amministrazione del proprio patrimonio, o anche di singole proprietà.
È però importante sapere che:
- la decisione spetta esclusivamente alla persona interessata, che deve essere nel pieno delle sue facoltà mentali;
- per legge non è necessaria l’autorizzazione degli altri familiari, ma come nei casi precedenti è sempre preferibile rendere partecipi gli altri componenti della famiglia, per evitare problemi futuri;
- la procura non toglie autonomia, né esclude chi la rilascia dalle decisioni: è una forma di supporto, non una sostituzione.
Affidare la gestione a qualcuno, per chi ha sempre tenuto tutto sotto controllo, può sembrare un passo difficile. Ma se fatto con consapevolezza e fiducia, può diventare un gesto di grande sollievo.
L’amministratore di sostegno, quando e come va richiesto
Fin qui abbiamo parlato di come supportare un familiare anziano nell’ordinaria e straordinaria amministrazione delle finanze, offrendo aiuto in modo graduale e rispettoso. Ci sono però situazioni in cui questo non basta più: quando a causa di una malattia o di un declino cognitivo importante la persona perde consapevolezza di sé e dei suoi soldi, e allora non si può fare altro che intervenire subentrando completamente nella gestione di vita e finanziaria.
In questi casi, la legge prevede uno strumento di tutela chiamato amministratore di sostegno: una figura nominata dal giudice tutelare per “accompagnare” la persona fragile nelle scelte finanziarie e di vita, senza sostituirla completamente.
La Cassazione ha chiarito di recente che questo supporto è necessario:
- in presenza di problemi di salute importanti, come le malattie neurodegenerative,
- se c’è il timore che la persona commetta delle imprudenze o venga ingannato,
- oppure se, in presenza di una procura rilasciata anni prima, c’è il sospetto che il procuratore non stia agendo nell’interesse dell’anziano.
L’iniziativa può partire dal coniuge, dai figli, dai parenti fino al quarto grado della persona interessata, dagli affini entro il secondo grado, da un eventuale tutore o curatore, o da un pubblico ministero. Generalmente, in questi casi è un componente della famiglia a farsi portavoce degli altri e a presentare il ricorso al giudice tutelare, che può contenere anche l’indicazione della persona a cui si chiede di assegnare il ruolo di amministratore. La domanda va motivata, ma non è necessaria l’unanimità dei familiari. Il giudice esaminerà il caso nel corso di un’udienza, fino alla decisione.
Chi può diventare amministratore di sostegno
La scelta di chi ricoprirà il ruolo di amministratore di sostegno spetta al giudice tutelare, che valuta con attenzione il bene della persona da proteggere.
Generalmente, nei casi di genitori malati o avanti con l’età, il giudice tende a preferire figure affettivamente vicine: il coniuge, una persona convivente o uno dei figli. Tuttavia, se all’interno della famiglia emergono conflitti, tensioni o interessi divergenti, è possibile che venga nominato un professionista esterno, proprio per evitare ulteriori contrasti, e tutelare il benessere della persona fragile.
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