Con poco capitale e tanta costanza, si può iniziare davvero
Oggi investire non è più una questione di grandi capitali. Anche con piccole somme, messe da parte con regolarità, è possibile iniziare a far crescere i propri risparmi e costruire un futuro più sicuro. Rispetto al passato, quando gli investimenti erano visti come qualcosa riservato a chi possedeva grandi patrimoni, oggi i prodotti finanziari e le modalità di investimento sono cambiati, trasformando un’attività un tempo riservata a pochi in una scelta alla portata di chiunque abbia un po’ di conoscenza e una visione a lungo termine.
Il ruolo del tempo: perché iniziare presto fa la differenza
Nel mondo degli investimenti, il tempo può giocare a favore anche del piccolo risparmiatore. Non solo per via dell’interesse composto, un meccanismo che fa crescere il capitale reinvestendo gli interessi maturati, ma anche perché accantonare regolarmente, per lunghi periodi permette di costruire una somma significativa con uno sforzo graduale.
È utile ricordare che l’interesse composto funziona se i proventi dell’investimento vengono reinvestiti a un tasso costante, cosa non sempre possibile, soprattutto in mercati volatili. Più che una garanzia matematica, dunque, è un esempio di quanto la costanza e l’orizzonte temporale siano determinanti.
Per capire meglio di cosa si parla, riportiamo alcune simulazioni teoriche realizzate utilizzando il calcolatore dell’interesse di Banca d’Italia: se si investono 50 euro al mese per 30 anni, con un rendimento medio del 4% annuo, alla fine saranno stati accantonati 18.000 euro, ma l’importo totale accumulato sarà di 34.702,42 euro, con più di 16.700 euro di interessi maturati. Versando invece 100 euro al mese per 20 anni, sempre al 4%, si totalizzeranno all’incirca 36.677,48 euro, di cui 24.000 euro di risorse proprie, e più di 12.600 euro di interessi.
Numeri alla mano, questi esempi mostrano come generalmente investire piccole somme per un periodo lungo può essere redditizio.
Risparmiare è una questione di allenamento
Dunque, è la costanza a essere premiata. Viene da sé che il primo passo per diventare investitori è far sì che il risparmio diventi un elemento costante della propria vita. Dopotutto, accantonare è una questione di allenamento, come andare in palestra: più ci si dedica, più se ne vedono i vantaggi, fino a che l’abitudine diventa parte del quotidiano.
Il training al risparmio inizia osservando il proprio comportamento di spesa, e seguendo determinati step. Per prima cosa si annotano le uscite giornaliere, dividendole in categorie, in secondo luogo, dopo la prima settimana o dopo il primo mese, si osserva il quadro, si analizzano le uscite, e ci si chiede, per ognuna di esse: avrei potuto risparmiare? E ancora: rifarei quella spesa? Sulla base delle risposte si fissa poi un budget mensile, un obiettivo di risparmio credibile, che potrà essere utilizzato per investire sul proprio futuro. Seguire questi passaggi diventa un modo concreto per acquisire consapevolezza nella gestione del denaro, a patto appunto di essere costanti.
L’errore da non commettere, poi, è di partire con obiettivi irrealizzabili, che potrebbero portare a gettare subito la spugna. Nelle prime fasi può essere sufficiente anche risparmiare 50 euro al mese, cioè 1,60 euro al giorno, l’equivalente di un cappuccino o di una brioche.
Non si trova margine? Allora può essere utile cambiare prospettiva e puntare su entrate aggiuntive o miglioramenti futuri. Un buon trucco, per esempio, è destinare una parte del prossimo aumento di stipendio, o di uno scatto di anzianità, ai progetti finanziari futuri. Questo tipo di risparmio “invisibile” non va a intaccare il tenore di vita, poiché riguarda soldi che ancora non sono entrati nel bilancio, ed è più semplice da attuare: secondo consolidate teorie di economia comportamentale, rinunciare a denaro di cui non si è ancora avuta la disponibilità, viene percepita come un’operazione assai meno dolorosa. Su queste teorie è basato il progetto “Save more tomorrow “, lanciato nel 2017 dagli economisti Shiomo Benartzi e Richard Thaler, premio Nobel per l’Economia, che consiste nel chiedere ai lavoratori di impegnarsi nel presente a risparmiare per il futuro, basandosi sugli aumenti salari, e riducendo così il bias cognitivo dell’avversione alle perdite.
L'ingrediente fondamentale, in tutti casi, è la consapevolezza che accantonare è prioritario: il risparmio non è ciò che "avanza" dalle altre spese, ma un obiettivo mensile da fissare con anticipo, mettendo via le somme in modo automatico a inizio mese. Avere un atteggiamento disciplinato permette di creare un automatismo virtuoso, che diventa la base su cui costruire una strategia di investimento sostenibile e personalizzata.
Le quattro regole da conoscere prima di iniziare
Una volta stabilito quanto denaro accantonare e da dove prendere le risorse, bisogna passare al secondo “gradino”, e cioè scegliere lo strumento di investimento. Prima di cominciare, però, il consiglio è di seguire queste quattro regole basilari, che potranno essere d’aiuto per non commettere errori.
1. Non c’è fretta
Tutti i giorni si prendono decisioni più o meno complesse, a cui si dedica tempo, eppure, quando si tratta di denaro, spesso e volentieri si è portati a decidere tutto in pochi secondi. Il fatto di destinare agli investimenti cifre modeste, non significa che questo meriti meno attenzione. Se per un modello di smartphone o una vacanza si passano ore sul web a confrontare modelli e preventivi, perché per investire i risparmi si dovrebbe decidere in mezz’ora? Inoltre, a meno che non si abbiano le dovute competenze, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista.
2. L’investimento è un percorso, non una soluzione immediata
Chi investe lo fa per diversi motivi: come far crescere i propri risparmi, proteggerli dall’inflazione oppure raggiungere i propri obiettivi finanziari nel tempo. Anche un rendimento moderato, se costante, può contribuire a un miglioramento della propria situazione finanziaria. L’importante è avere aspettative realistiche: non si investe per “fare fortuna”, ma per dare valore al proprio denaro, in modo graduale e sostenibile.
3. Nessuno ha la sfera di cristallo
Quando si investe non è possibile sapere quale sarà il ricavato, e non si è al riparo dalle perdite, a meno che l’investimento scelto non sia di quelli a cedola fissa, e nel secondo caso a capitale garantito. La scelta di questo o di quello strumento finanziario si può basare su livelli di rendimento attesi in base ai diversi scenari, ma si tratta in tutti i casi di indicazioni. L'unica cosa certa, sono i costi di un prodotto. Meglio chiedere quanto incidono sui rendimenti.
4. Rischio e rendimento vanno di pari passo
In finanza il rendimento è direttamente correlato al rischio, senza eccezioni. All’aumentare del rischio aumenta anche il rendimento. E non è saggio che un piccolo risparmiatore punti su prodotti rischiosi o volatili, a meno di non avere un portafoglio ampio e ben diversificato. Prima di iniziare ad investire è importante conoscere il proprio profilo di investitore per scegliere strumenti coerenti con le proprie caratteristiche ed esigenze; per questo motivo è richiesto al cliente di compilare il questionario di profilatura Mifid (dall'acronimo della Direttiva Europea sui Mercati e Strumenti Finanziari, che regola i diritti e le tutele dei risparmiatori nell’Ue). Il questionario ha la funzione di profilare il cliente e far sì che gli vengano proposti prodotti adeguati alla sua situazione finanziaria, alla sua esperienza e conoscenza, alla sua propensione al rischio, ai suoi obiettivi e al suo orizzonte temporale. Non va dimenticato, dopotutto, che investire con equilibrio significa trovare il compromesso tra desiderio di rendimento e tranquillità, ricordando che non tutti gli investitori hanno la stessa tolleranza alle perdite: c’è chi si sente a proprio agio con strumenti più dinamici, e chi si sente sereno solo se il proprio capitale è stato investito in modo prudente.
Investire poco ogni mese: i PAC
Oggi esistono diversi strumenti per investire partendo da poche decine di euro.
Un’opzione semplice e accessibile, non a caso una delle modalità più consigliate a risparmiatori, è costituita dai PAC, ovvero i Piani di accumulo del capitale. I PAC sono modalità di investimento periodico: in pratica, il risparmiatore sceglie di versare con frequenza regolare determinate somme (nella maggior parte dei casi a cadenza mensile), che confluiscono generalmente in strumenti di investimento collettivi, come fondi comuni di investimento, gestiti da società di gestione del risparmio (SGR) che raccolgono le quote di più risparmiatori e le investono in un paniere di titoli di diverso tipo, che può essere a componente azionaria, obbligazionaria, bilanciata o monetaria. Lo stesso tipo di attività può essere svolta dalle Sicav, società di investimento a capitale variabile.
L’obiettivo di chi versa i risparmi tramite Pac è quello di costruire un capitale nel tempo, partendo anche senza grandi somme, per un periodo di tempo variabile.
Va detto che i PAC sono modalità di investimento pensate per chi ha un orizzonte temporale medio-lungo e vuole costruire gradualmente un capitale da destinare a obiettivi lontani nel tempo: l’università dei figli, l’acquisto di una casa, la pensione integrativa. Ad ogni modo, il più grande vantaggio di questa formula è certamente la diversificazione temporale: versando periodicamente, si riduce il rischio di concentrare i propri investimenti in un solo momento, magari sbagliato, quando i prezzi di mercato sono molto alti. Per inverso, nelle fasi di “calo”, quando i listini scendono, le perdite vengono compensate acquistando quote di prodotti a prezzi molto bassi. Per questa ragione, come afferma anche Banca d’Italia, i PAC sono indicati anche per gli investimenti meno stabili, come quelli azionari.
In un’ottica simile, si inserisce il fondo pensione, uno strumento pensato per integrare la pensione pubblica che consente versamenti periodici, anche di piccole somme. Proprio come per un PAC, è la continuità dei versamenti nel tempo a fare la differenza.
Costi, a cosa fare attenzione
Ovviamente la scelta del tipo di prodotto (per esempio tra un fondo azionario, obbligazionario o bilanciato) dovrà essere accurata, e fatta sulla base del proprio profilo di investitore. In tutti i casi, il risparmiatore dovrà dare un occhio a costi e commissioni, che nel caso dei PAC possono essere più elevati di quelli degli investimenti in un'unica soluzione.
Un aspetto da considerare è che, su ogni versamento periodico, possono essere applicate spese fisse, indipendentemente dall’importo mensile investito. Se la cifra versata ogni mese è bassa, l’incidenza percentuale di queste spese può diventare significativa: per esempio, una commissione fissa di 2 euro su un versamento di 50 euro equivale al 4% dell’importo che si versa ogni mese.
Anche per questa ragione, prima di sottoscrivere l’investimento è fondamentale leggere attentamente il KID (acronimo di Key Information Document). Il KID è di un documento di massimo tre pagine, che fornisce una fotografia sintetica ma molto utile: illustra le caratteristiche del prodotto, i costi totali, i rischi dell’investimento, gli scenari di rendimento previsti, ed è scritto in modo da essere comprensibile anche dai non addetti ai lavori.
E se ho un orizzonte temporale breve?
C’è infine un’ultima questione da capire, per comprendere a pieno e utilizzare al meglio lo strumento del PAC. Si è detto che questa modalità risponde bene anche alle esigenze di chi ha poca liquidità e punta sul lungo periodo: ma che succede, se l'orizzonte temporale del risparmiatore è più breve, e le somme che si desiderano accantonare gradualmente serviranno nell’arco di pochi anni?
Non è assolutamente detto che sia necessario rinunciare a questa opzione, è possibile, per esempio, puntare su prodotti di investimento a maggiore componente obbligazionaria, che danno generalmente rendimenti più bassi, ma sono tradizionalmente meno sensibili alle oscillazioni del mercato, così da minimizzare il rischio di perdite. In linea di massima, in questi casi si può dire che il prodotto in cui si investe tramite piano di accumulo, deve possedere almeno tre caratteristiche:
- stabilità: il capitale versato dovrebbe essere investito in prodotti meno sensibili alle oscillazioni di valore. L’obiettivo è ridurre il rischio che, al momento del rimborso, l’importo disinvestito sia inferiore a quanto versato.
- liquidabilità: in caso di necessità l'investitore deve avere la certezza di uscire dall’investimento senza penalità.
- bassi costi: il prodotto non dovrebbe avere alti costi, specie in uscita. È un dettaglio particolarmente rilevante per investimenti di breve periodo, che, se fatto seguendo le indicazioni precedenti, danno rendimenti generalmente contenuti.
Investimenti: metti alla prova la tua consapevolezza
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